IL MONDO NEL QUINTO SECOLO E.V. L'IMPERO ROMANO E LE INVASIONI BARBARICHE (PRIMA PARTE)

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La sorte dell’Impero Romano d’Occidente nel Quinto Secolo E.V.

 

Gli storici solitamente indicano il 476 dell’E.V. come l’anno in cui cade l’Impero Romano d’Occidente ed inizia l’era nota come ‘Medio-Evo’; una tale narrazione, tuttavia, sottende una concezione della storia errata. In effetti, sembrerebbe che nella storia succedano eventi improvvisi, che farebbero da spartiacque ad un ‘prima’ ed un ‘dopo’. Anche se il 476 E.V. rimane una data importante, essa, nondimeno, è frutto di una scelta arbitraria; effettivamente, l’evento che si consuma nel corso dell’anno in menzione non è accaduto ex abrupto. Al contrario, come sempre succede con gli eventi storici, si tratta di processi molto lunghi che esplicano i loro risultati nel corso del tempo, ed il 476 dell’E.V. non fa certamente eccezione.

Nel quinto secolo dell’Era Volgare, in realtà, si sta consumando un processo storico molto importante, ovvero la fine dell’antichità; per questa ragione, si parla di ‘tarda antichità’, allo scopo di introdurre l’idea che ci si trova in una fase di passaggio epocale.

 

 

L’Impero Romano nel quinto secolo dell’Era Volgare: le ‘invasioni barbariche’?

 

La storiografia classica presenta la caduta dell’Impero Romano come prodotto delle invasioni dei ‘barbari’; si tratta di un modello che ha conosciuto una fortuna enorme e che ancora oggi gode del favore di molti storici. Recentemente, tuttavia, tale paradigma è stato messo in discussione; in effetti, la contrapposizione tra i popoli invasori ed i Romani: allo stesso tempo, si è tornati sul concetto di ‘tarda antichità’. Come prima approssimazione, si consideri che, sia i ‘barbari’ che i ‘romani’ rappresentano due categorie decisamente eterogenee; in effetti, è necessario procedere ad una reinterpretazione di tali concetti, allo scopo di comprenderne la reale portata. Effettivamente, anche se permane una significativa differenza tra i due mondi, allo stesso tempo, si deve riconoscere che essa non ha le dimensioni con cui solitamente viene presentata.

Del resto, non bisognerebbe dimenticare di come i ‘barbari’ fossero presenti nell’Impero da secoli, e la loro presenza era stata regolata dagli imperatori romani; la ragione risiede nel fatto che i barbari, a differenza di quanto la connotazione negativa potrebbe suggerire, non erano assassini sanguinari ed invasati, ma semplicemente dei migranti. In altre parole, essi erano semplicemente persone che si spostavano attraverso l’enorme territorio dell’Impero; a tale proposito, si considerino le osservazioni di Cassio Dio. Quest’ultimo, in particolare, commentava nei seguenti termini:

 

‘’I barbari si stavano adeguando al mondo romano. Essi stabilirono mercati e si riunivano in maniera pacifica. Essi non ebbero particolari difficoltà ad adattarsi al cambiamento che investì la loro vita; in questo modo, essi diventarono differenti senza accorgersene.’’

 

Lo stesso problema che si riscontra con la nozione generale di ‘barbari’, poi, si ripropone per il modello della ‘conquista’ da parte di questi ultimi; per questa ragione, il modello delle ‘invasioni barbariche’ deve essere rivisto in modo radicale. A tale riguardo, si consideri come siano due i punti da tenere in considerazione:

 

1) Le famose ‘invasioni barbariche’ sembrano scomparire quando si cerca di identificarle  concretamente; l’unica che ha avuto successo, storicamente, risale al 406 dell’E.V., ma tra questa data ed il 476 E.V. o 480 E.V., come suggerito da alcuni autori, intercorre un tempo  relativamente lungo. Pertanto, non sembra plausibile ipotizzare che un unico evento distante nel tempo abbia determinato, da solo, la caduta dell’Impero Romano di Occidente.

 

2) Sembra difficile trovare eventi storici in cui i barbari conquistano delle terre; la stragrande maggioranza delle battaglie più importanti, in effetti, è stata sempre vinta dai    Romani. Si pensi, in questo senso, a Pollentia e Verona nel 403 E.V. o a Victus Elena nel 440    E.V. circa. Anche il livello di distruzione portato, poi, appare modesto, ad eccezione degli     Unni, che sono quelli ad aver esercitato le conseguenze più durature.

 

Dalle considerazioni precedenti, si conclude facilmente che la storia del periodo in esame sia stata presentata in maniera eccessivamente semplificata, e risente dei modelli del passato; allo stesso modo, la concezione di ‘tarda antichità’ deve essere rivista. Il cambiamento in atto, dunque, deve essere riletto alla luce delle acquisizioni più recenti, che rendono una visione più complessa e veritiera di quanto accaduto. Di fatto, si realizza verso la fine di questo secolo la disgregazione dell’Impero d’Occidente, mentre quello Orientale, come noto, passerà alla storia come ‘Impero di Bisanzio’.

 

Nel prossimo post, si parlerà del sesto e del settimo secolo, ovvero quello in cui ha inizio la simulazione, allo scopo di comprendere quali fossero le reali condizioni dell’Impero d’Oriente e dell’Impero Persiano prima che facesse la sua comparsa il Califfato Islamico.  

 

 

 

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